venerdì 23 settembre 2011

la nevrosi e l'uomo

risposta dovuta a una domanda sulla nota precdente

pubblicata da Joseph Sensi il giorno lunedì 5 settembre 2011 alle ore 13.19
Una Signora mi chiede come può nascere questo stato di conflitto interno visto gli sforzi della famiglia per l’equilibrio dei figli.
Non pensa nemmeno un attimo che magari li è la ragione prima del dissidio.
Come nasce questo guerra permanente interna? Perché è propria dell'uomo moderno post rivoluzionario patirne?
Spesso, nel caso individuale la nevrosi nasce nel contesto familiare, dal suo caos e dalla mancanza dei passaggi necessari allo sviluppo, ma è ovvio che non possiamo nasconderci che ormai le famiglie riflettono la cultura diffusa, e ne è soggetta, e in essa esplodono tutte le contraddizioni della società a cui appartiene e visto l’odio instillato per ciò che era conservazione e tradizione, che chiarivano all’uomo le sue condizioni esistenziali, l’uomo – e solo dopo la sua famiglia - deve cercare le cause del conflitto nella sua “cultura” e decidere conflittualmente a cosa appartenere.
L’uomo oggi discute di pace, ma nasce per la guerra, vuole conservare la natura, ma ha sempre abusato delle risorse naturali della terra ( prima per il clan, poi per il villaggio, poi per l’impero ed ora per ottenere ricchezza.
Si insegna che gli obiettivi sono il potere e il progresso, e cerchiamo il piacere, la serenità e la stabilità senza vedere che potere e piacere sono opposti e che il primo rende impossibile il secondo. Il potere è lotta che oppone il padre al figlio, il fratello al fratello ( e questi sono riti di passaggio importanti per lo sviluppo).
Ed il potere è forza separatrice in una comunità debole e limitata, mentre è servizio in una società di uomini. Il progresso esige di trasformare il vecchio in nuovo, convinto che il nuovo sia superiore al vecchio - il grimaldello sono i settori tecnici – e induce una convinzione pericolosa perché implica che il figlio sia superiore al padre o che la tradizione sia semplicemente il peso morto del passato. Le culture dove dominano altri valori, quali il rispetto del passato e della tradizione, l’uomo e la stirpe sono più importante del desiderio di cambiamento e tra loro il conflitto è minimo e la nevrosi è rara.
I genitori, oggi, rappresentano la cultura dominante, hanno delegato la responsabilità della trasmissione valoriale alla discendenza asilo scuola e i media è la nuova genitorialità reale e nella ormai inesistente famiglia sono pretesi atteggiamenti e comportamenti destinati a inserirli nella matrice sociale e culturale da cui provengono.
Ovviamente nel bambino è forte la memoria ancestrale e questa oppone resistenza sentendo questo come addomesticamento della sua natura animale che lo renderà parte del sistema, e resiste con forza all’essere domato.
Il ricatto emotivo, il dono, il premio – simile al biscotto del cane o alla carota del cavallo – porta il bambino a conformarsi a queste esigenze per ottenere l'amore e l'approvazione dei genitori.
Il risultato che se ne ha, quindi, è l’insegnamento del cedere alle richieste senza discernere il modo in cui sono imposte, nel secolo dell’amore e della comprensione non è più possibile trasferire al bambino le abitudini e le regole di una cultura rinunciando a soggiogare il suo spirito anzi il processo di adattamento del bambino alla cultura indebolisce la sua personalità, rendendolo già nevrotico e timoroso della vita (non è un caso il trionfo moderno di farmaci che limitano la vitalità dei bambini già dalla prima scolarità).

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