venerdì 23 settembre 2011

rispondo a una domanda

pubblicata da Joseph Sensi il giorno martedì 6 settembre 2011 alle ore 10.16
Come le ho già detto non si può legare la nevrosi né alla capacità ne alla potenza orgastica ne la nevrosi conduce a ricercare solo il proprio di orgasmo. Alla fine madame non può confondere l’egoismo con la nevrosi.
Quello che sostiene non è Freud ma Reich; Reich sostiene la relazione tra impotenza orgastica e problema edipico ed è sempre Reich che sostiene che l'origine della nevrosi è nella famiglia patriarcale autoritaria in cui si reprimeva la sessualità.
Essendo omosessuale militante non accettava i generi ed era portato a sostenere la degenerazione sociale in nome di una libertà, e visto il periodo non gli era difficile, che tutto deve permettere.
Il Reich sostiene che un sistema sociale che neghi la piena soddisfazione dei bisogni istintuali era malato e doveva essere cambiato – ma Reich nei suoi primi anni di psicoanalisi era anche un attivista sociale – e nella suo odio verso la tradizione negli ultimi anni della sua vita concluse che gli individui nevrotici non cambiano una società nevrotica.
Non mi piace Freud e non mi piace il pensiero di Reich, non mi piace il suo approccio ai problemi umani sul piano teorico (analisi caratteriale) e tecnico (vegetoterapia) questo legare il carattere (nevrotico) ai sintomi (nevrotici) e solo un metodo per indebolire - nella vegetoterapia, il processo terapeutico esplora la dimensione somatica – come se la nevrosi, oltre alla psiche porti disturbo al funzionamento vegetativo – quindi (la nevrosi) condizioi la respirazione, la motilità e i piacevoli movimenti involontari dell'orgasmo limitati da tensioni muscolari croniche (legati alla nevrosi).
Lui descrisse queste tensioni come un processo di corazzatura, che influenzano il carattere a livello somatico quindi l'atteggiamento corporeo di una persona è identico dal punto di vista funzionale al suo atteggiamento psichico.
Forse ora le è più chiaro che il lavoro di Reich è la base dello sviluppo dell'analisi bioenergetica, che ne ha ampliato le idee in alcuni aspetti importanti.

Rispondo a una domanda

Uno: l'analisi bioenergetica crede di portare a una conoscenza sistematica della struttura caratteriale a livello psichico e somatico convincendo che il comprenderle renda possibile la lettura del carattere di una persona e della sua emozionalità a partire ovviamente dall'espressione del corpo.
Da questo si arriverebbe alla storia della persona, visto che le sue esperienze di vita si strutturano nel corpo (quindi ciò che viene dall'interpretazione del linguaggio del corpo è processo analitico). Due: l'analisi bioenergetica, come conoscenza, da una comprensione dell'effetto dei processi energetici del corpo sulla personalità. Grounding (che, come lei sa, vuol dire suolo, terreno, una tecnica che insegna di mantenersi ben saldi ed ancorati alla terra…. Senza indicare quale…) riferendosi alla relazione energetica tra i piedi e la terra o il terreno, poiché riflette la quantità di energia o di emozione che un individuo accorda alla parte più bassa del proprio corpo e indica la sua relazione con il terreno su cui sta in piedi (in effetti abbiamo una società di senza terra).
Tutto si lega all’appoggiarsi saldamente o è modo instabile? i piedi sono ben piantati? il portamento? Come vede legare i sentimenti di sicurezza e indipendenza alla funzione delle gambe e dei piedi non sempre funziona e ancor meno si può credere che ciò influenzi la sessualità.
Forse l’io si divide: un io per la nuca, un io per il bacino e le parti basse del corpo? Questo è frammentare l’unicità dell’uomo e la sua stessa ricerca di essere integrale.
Tre: questa analisi bioenergetica ricorre a molte tecniche corporee attive e di esercizi per aiutare una persona a rinforzare il proprio portamento, aumentando la propria energia, e molte meno per approfondire la percezione e l'espressione, virile o femminile, di sé.
Nell'analisi bioenergetica il corpo è visto e coordinato come un lavoro non come una naturalità che si sviluppa, e diventa un processo meramente analitico in una modalità terapeutica che vuole semplicemente associare il corpo alla mente nell'affrontare i problemi emotivi permettendo così ogni cosa.
Tutto non è solo gioia e felicità, la vita è ben altro e queste credenze non tolgono la nevrosi, l’aumento nel consumo dei medicinali è cosa nota, all'uomo di oggi perché non incidono sulla sua situazione culturale e individuale.
L’uomo è lotta e questo è il significato della vita ed è questo l’unico aspetto che gli dà piena
soddisfazione; è la sua lotta contro il destino che avviene, però, in una precisa situazione culturale. Conoscere i processi culturale contro la tradizione ci fa capire la profondità dell’attacco.
Il processo culturale che origina la perversione della società dei modernisti e dei loro fantocci è lo sviluppo abnorme dell'Io.
Questo non è acquisizione di conoscenza o conquista del potere sulla natura, perché l’uomo è natura – nasce vive e muore come ogni cosa che nasce - come ogni animale ed è completamente dipendente dalle legge inflessibili della stessa ma si pone al di sopra della natura, perché gli si fa credere che può agire su di essa controllandola.
Ma gli si è fatto credere che può fare lo stesso con la sua intima natura, gli si è insegnato che la parte animale del suo essere deve ribellarsi al corpo civile e pubblico ed è questa antitesi tra Io e corpo che non produce una tensione dinamica che favorisce il processo della cultura, ma esalta la necessità di distruggere la sua, pur resistente, intima natura.
Ecco l'analogia dell'arco e della freccia che le dicevo. Più si tende l'arco, più la freccia volerà lontano, ma se lo si tende troppo, si spezzerà ma perché succede serve forza e non il nemico sociale che rovina il buon legno con cui a fatica l’uomo virile costruisce il suo arco mentre il femminile prepara la freccia.
Se la separazione tra l'Io e il corpo è tale da escluderne il contatto, il risultato è il crollo psicotico e, oggi, il semplice osservare il mondo civile ci fa comprendere lo stato in cui uomo e donna si muovono.
Quindi regna la paura, paura del proprio crollo e paura del crollo di questa società moderna di mendicanti che si convince di ogni bislacca teoria.

Rispondo a una domanda su Edipo
Se la storia di Edipo fosse una profezia, ci direbbe che si può ottenere il successo e il potere di cui si va in cerca, solo per trovare, poi, il proprio mondo diviso in due o crollato.
Se il successo si misura in termini di ricchezze materiali, come nei paesi industrializzati, e il potere in termini della capacità di fare e di andare (macchine ed energia), la maggior parte della gente nella civiltà occidentale ha successo e potere: e il prezzo è il crollo del loro mondo è l'inesistenza di una vita interiore ed emotiva.
Questo successo e questo potere tolgono il desiderio del vivere e, al pari di Edipo, questa umanità moderna è vagabonda sulla terra, sradicata, senza pace, se non nella chimica che si vende ormai a basso prezzo in ogni farmacia.
Gli individui, i sentono alienati dai propri simili e ognuno porta dentro di sé un profondo senso di colpa che non capisce ed è questa è la condizione esistenziale dell'uomo moderno ed alla fine è la sua stessa paura.
La sfida all'uomo moderno è il riconciliare, nei guerrieri, gli aspetti antitetici della personalità, far loro capire che il corpo è animale (tellurico), ma lo spirito – ciò che banalmente per i moderni è l’io – è quello di una Divinità ( olimpico) e quindi mentre il destino dell'animale è la morte, quello dello spirito e l’Olimpo, i Campi Elisi o il Walhalla, perché malgrado l'Io cerchi di evitare, con aspirazioni più o meno divine o energetiche, la morte non cambia semplicemente essa è e non si
evita il destino vivendo con la paura della vita.
La vita umana è piena di scelte e riconoscerle e accettarle è una prova di saggezza, l'accettazione del proprio destino, in nome dell’appartenenza, ne determina il cambiamento perché si ese dal semplice Io.
Non è quindi una contraddizione perché quando si smette di lottare contro il destino influenzato dall’Io ci si libera dalla nevrosi (conflitto interno) e si raggiunge la serenità comune.
Il risultato è la non paura della vita, un carattere diverso e unito a un destino diverso ma comune ai propri eguali ( eguali non simili) .
In questo modo l'individuo avrà il coraggio di vivere in maniera tellurica e di morire in maniera olimpica superando la storia di Edipo.

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